ARMI NON LETALI – POSSIBILI IMPIEGHI NELLE OPERAZIONI DI ORDINE PUBBLICO
LE ARMI NON LETALI – POSSIBILI IMPIEGHI NELLE OPERAZIONI DI ORDINE PUBBLICO
La degenerazione degli scontri di piazza verificatisi a Genova in occasione del vertice del G 8 hanno messo in luce anche in Italia tutti i limiti delle forze dell’ordine nel gestire cospicui gruppi di manifestanti violenti con gli strumenti classici in dotazione a polizia e carabinieri e ormai decisamente obsoleti. Sfollagente e lacrimogeni non sono più in grado di soddisfare le moderne esigenze di ordine pubblico che si basano sulla necessità di evitare lo scontro e provocare il minor danno possibile alle persone identificando ed isolando i facinorosi così come blindati e cingolati, idonei a forzare barricate, risultano sproporzionati ed ingombranti in ambienti urbani contraddistinti spesso da strade strette. A Genova le forze dell’ordine italiane hanno affrontato per la prima volta scontri ad alta intensità simili a quelli che già hanno interessato le forze di polizia negli Stati Uniti (rivolta di interi quartieri a Los Angeles), in Israele (Intifada) e in Gran Bretagna (scontri razziali e manifestazioni in Ulster), paesi che per primi hanno sviluppato la ricerca tecnologica nel settore delle cosiddette Non Lethal Weapons (Armi Non Letali) per far fronte alle operazioni di pace, nelle quali il “nemico” è spesso rappresentato da gruppi di civili, manifestanti e miliziani e dove l’uso delle armi in dotazione ai militari risulta eccessivo soprattutto alla luce degli obiettivi di pacificazione tipici di queste operazioni.
Sviluppate inizialmente nell’ambito della dottrina statunitense nota come “Military Operations Other Than War”, operazioni militari diverse dalla guerra, le Armi Non Letali coprono oggi una vasta gamma di impieghi con numerosi sistemi già operativi o in fase di sviluppo riscuotendo anche l’interesse della NATO, della UEO e di molti corpi di polizia. Alcune armi di questo tipo, capaci cioè di bloccare la minaccia senza provocare danni gravi o permanenti, sono state impiegate con successo per la prima volta dai marines in Somalia nel 1995 che con laser accecanti e schiume collanti hanno impedito a miliziani e saccheggiatori di invadere il campo dell’ONU prima del ritiro completo dei caschi blu. Tra le diverse tipologie di Armi Non Letali già testate ve ne sono molte perfettamente adatte ai compiti di contenimento di folle di rivoltosi. Le pallottole di gomma e le granate flash-bang, cioè accecanti-assordanti, possono essere considerati i primi rustici esempi di Armi Non Letali e sono gli unici strumenti di questo tipo in dotazione a militari e polizia italiana ma in futuro nuovi sistemi, ben più efficaci, potrebbero entrare in servizio per proteggere installazioni, rendere più docili i guerriglieri urbani e “marcare” gli individui più pericolosi per facilitarne riconoscimento e arresto.
Sostanze collanti o scivolose potrebbero bloccare o impedire il passaggio lungo i confini di eventuali “zone rosse”, speciali cannoni potrebbero lanciare contro i gruppi più aggressivi miscele maleodoranti che renderebbero inavvicinabile anche il più carismatico dei leader o schiume che a contatto con l’aria si solidificano bloccando i facinorosi o creando barriere invalicabili anche a una folla inferocita se opportunamente corrette con sostanze repellenti o irritanti. Munizioni speciali caricate a vernice potrebbero rendere facilmente distinguibili i militanti del “black bloc” che non avrebbero modo di nascondersi tra i manifestanti pacifici. Tutti questi sistemi sono già stati testati e in dotazione sperimentali a reparti militari statunitensi e anche ai reparti antisommossa di molte forze di polizia americane ma ad essi si aggiungeranno presto armi più sofisticate ancora in fase di sviluppo. Emettitori acustici di ultrasuoni a bassissima frequenza capaci di provocare nausea e stordimento e quindi di rendere inoffensivi gli aggressori sono stati usati dai russi fin dagli anni ’80 per tenere lontani i curiosi dai perimetri di basi e poligoni militari mentre un’arma di questo tipo, nota come “curdler” è stata utilizzata dai britannici in Ulster. Sono in fase di studio anche armi che emettono impulsi luminosi ad alta intensità e luci stroboscopiche (note anche come Dream Machine) in grado di disturbare temporaneamente la frequenza delle onde cerebrali umane causando vertigini, disorientamento e nausea.
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